[Recensione] The Legend of Zelda: Phantom Hourglass

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  1. »Gianmark
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    Console: Nintendo DS
    Genere: Avventura, azione
    Online:
    Svilluppatore: Nintendo EAD
    Editore: Nintendo

    The Legend of Zelda: Phantom Hourglass rappresenta il primo attracco di Link ai due schermi del DS. E non metaforicamente considerando che questo episodio, seguito diretto del The Legend of Zelda per Gamecube, Wind Waker, è completamente ambientato tra i mari che andranno solcati grazie al galeone appartenente al nostro sbruffone, avido e codardo compagno di viaggio, Linebeck.

    C’era una volta…
    L’avventura inizia con uno dei mozzi della ciurma di Dazel (aka Zelda) in procinto di raccontare a Link (tramite dei coloratissimi disegni) le peripezie affrontate da quest’ultimo per salvare la suddetta capo pirata. Ora, la stessa ciurma è in cerca di un fantomatico vascello fantasma che porterebbe terrore nei mari sotto la protezione del Re Mar.
    La capitana, scettica (al contrario dei suoi sottoposti) dell’esistenza di una cosa simile e convinta che si tratti solo di burloni che si divertono a seminare terrore, decide di dar loro una lezione e quando si para davanti alla sua nave il famoso vascello davanti agli occhi increduli di tutta la ciurma (eroe di verde vestito compreso) lei non esita a fiondarsi all’arrembaggio… passano pochi secondi e Dazel lancia un urlo. Senza pensarci due volte Link và in soccorso dell’amica finendo, però, in mare e andado alla deriva.
    Si risveglia tempo dopo sulla spiaggia dell’isola Melka dove a dargli il benvenuto trova una fatina smemorata di nome Sciela a cui spiega l’accaduto. Ella allora lo invita ad andare alla casa del capo villaggio, Oshus, con cui vive da quando ha perso la memoria che gli consiglia di cercare il già citato Linebeck, lupo di mare in cerca di fortuna fermatosi sull’isola.
    E qui iniziano le peripezie dei tre alla ricerca del vascello fantasma ma per motivi molto diversi tra loro, Linebeck in cerca di un presunto tesoro presente a bordo della misteriosa nave e Link, accompagnato da Sciela, nella speranza di salvare Dazel.

    Quale dimensione?
    Tecnicamente, The Legend of Zelda: Phantom Hourglass fa parte del gruppo degli Zelda bidimensionali con visuale “a volo di uccello”, ma la questione non è così semplice, visto e considerato che sono presenti diverse fasi tridimensionali. Nello specifico parliamo delle battaglie contro i boss e nelle sezioni di navigazione tramite il battello di Linebeck.
    Ufficialmente, comunque, questo episodio per DS è al 100% a due dimensioni nonostante la grafica in fake 3D delle normali fasi esplorative suggerisca il contrario.

    Un titolo per DS… e si vede!
    Mettiamo subito in chiaro una cosa: Questo titolo è sicuramente tra i pochi che sono riusciti a sfruttare le caratteristiche del DS a pieno. Nessun altra console avrebbe potuto ospitarlo ai tempi (Ottobre 2007) in quanto tutte le caratteristiche uniche della console sono state sfruttate in modo approfondito, intelligente, pratico, ma soprattutto divertente!
    Si và dal muoversi e affettare nemici con pochi tocchi a originali scontri coi boss, dal tracciare la traiettoria del boomerang alla rotta della nave e molto altro ancora. Non si sente la mancanza di nulla e anche il microfono è utilizzato in certi frangenti.
    Ma quando dico che il DS è ben sfruttato, non mi riferisco solo alle sue feature, ma anche a un comparto tecnico davvero notevole: Phantom Hourglass vanta alcuni dei migliori modelli poligonali visti sull’handheld old gen di Nintendo e le cutscenes (realizzate col motore grafico del gioco) sono davvero belle a vedersi.
    Ma c’è un ma… ed è anche piuttosto fastidioso. Infatti parliamo di lag: il titolo non è infatti esente da pesantissimi cali di frame-rate, soprattutto nelle fasi tridimensionali e in particolare per i mari, dove non è raro che vengano visualizzati per puro caso più modelli poligonali di quanto il debole hardware del DS può reggerne. Una grave pecca che mina profondamente un ottimo comparto tecnico altrimenti vicinissimo alla perfezione.

    A spasso per i mari!
    Ho già citato più volte la nave di Linebeck, ma senza entrare nei dettagli: Essa è il mezzo di trasporto che Link avrà a disposizione per spostarsi da un isola all’altra. E’ personalizzabile al 100% tramite il cantiere navale dell’isola Melka.
    Per muovere la nave si traccia sul touch screen una rotta che verrà seguita con precisione millimetrica dal galeone. Durante i viaggi, parecchi imprevisti potranno intralciare il cammino di Link, come mostri o navi pirata. Niente paura, a tutto c’è rimedio: con un semplice tocco una cannonata verrà sparata nella direzione in cui si ha toccato, è un sistema di puntamento tutto sommato preciso ma non molto pratico e alle volte scomodo. Inoltre è possibile ruotare la visuale a 360 gradi trattenendo il tatto nella direzione in cui si desidera.
    Ma tra i mari di PH, attraccare alle isole e abbattere nemici non sono le uniche cose che si può fare: si incontrano piuttosto facilmente dei battelli vaganti, tra cui quello di Terry, mercante ambulante già visto in Wind Waker.
    Purtroppo, i viaggi in mare sono alla lunga noiosi e ripetitivi. Infatti, dopo aver tracciato la rotta, si può solo stare a guardare la nave solcare le onde, salvo gli imprevisti sopra citatati.

    Il santuario del Re Mar
    Questo santuario dedicato al Re Mar è stato maledetto ed è capace di succhiare l’energia vitale alle persone che entrano all’interno di esso… a meno che non si possieda la clessidra citata nel nome del gioco, la clessidra fantasma, che permette di restare indenni all’interno del santuario fino a quando la sabbia della clessidra non si esaurisce. All’interno del santuario si affronta una fase stealth: Lo scopo è recuperare una mappa nautica senza farsi vedere da dei nemici invincibili che appena vedranno Link si lanceranno all’inseguimento. In tal caso, se volete evitare di ritrovarvi all’inizio del piano con meno vita e tempo a disposizione, dovrete correre verso una zona sicura, luoghi magici in cui il tempo della clessidra si ferma e gli spettri (i suddetti nemici) non possono entrare.
    Purtroppo, esso dovrà essere ripercorso da capo ogni volta che si avrà necessità di entrarci creando un senso di ripetitività e abbassando un po’ la motivazione.

    Gameplay: 10
    Le feature del DS sono sfruttate a 360 gradi, non si poteva sperare in meglio.
    Grafica: 9
    Come ho già scritto, il titolo vanta una delle migliori realizzazioni grafiche su DS ma è afflitto da fastidiosi lag.
    Sonoro: 7
    Musiche di buona qualità ma alla lunga ripetitive. Null'altro da dire.
    Longevità: 7
    Il titolo è probabillmente lo Zelda meno longevo di tutti. A ciò si unisce una difficoltà a dir poco inesistente e uno scarso numero di subquest, tra l'altro piuttosto facili anch'esse. E' possibile terminare al 100% il titolo con venti ore di gioco.
    Globale: 8,3
    Un ottimo titolo, con un comparto tecnico stupefacente ma minato da alcuni problemi tecnici, un sistema di controllo davvero intuitivo e una longevità davvero scarsa.
     
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0 replies since 8/7/2011, 12:22   67 views
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